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arte

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in Le città invisibili Italo Calvino intravede due modi per far fronte al malessere ingenerato dalla società contemporanea, il primo, facile e comune, impone l’accettare di diventare parte di quell’inferno, il secondo “….esige attenzione e apprendimento continui: (è necessario) cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”

Credo che l’arte si situi nell’alveo della ricerca dettata da questa seconda soluzione. E’ anche attraverso le opere degli artisti infatti che è possibile portare alla luce e dischiudere quei canali di consapevolezza che ci permettono di individuare ‘chi e che cosa non è inferno'. Jung aveva evidenziato il valore gnoseologico del lavoro creativo: l’arte, facendo ‘risuonare’ l’inconscio, può metterci in connessione con nuovi nuclei di noi stessi ed essere così impulso all'attivazione di processi trasformativi.

La mia ricerca si propone di dare forma ed espressione a figure e concetti rilevati e messi in luce dall’esplorazione della psiche. I lavori, illustrati spesso da una citazione, sono designati da una forma verbale, potente catalizzatore di attenzione e riflessione. Non solo, la forma verbale veicola anche immaginazione ed energia indirizzate alla concretezza dell’azione, e quindi al rinnovamento ed alla trasformazione. Il mondo, come afferma Hillman, ‘non è fatto tanto di nomi quanto di verbi.’

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